Io sono di Borgaro: intervista a B.L. – parte I (video)

Quando è nato e dove?

Sono nato il 27 gennaio 1940 a Conegliano Veneto in provincia di Treviso.

Quando è arrivato a Borgaro?

Sono arrivato a Borgaro nel luglio del 1956. Siamo arrivati da Venaria; prima, invece, eravamo a Trino Vercellese, dove siamo stati dal 1946 al 1956. Io e mio padre lavoravamo alla Macchiorlatti.


Siamo venuti qui perché papà lavorava in una ditta di trasporti con cavalli e rimorchi. Dopo la guerra la ditta ha comprato i camion e mio padre non li sapeva guidare, quindi ha dovuto cercare un altro lavoro. Alcuni amici di mio padre gli avevano detto che a Borgaro c’era lavoro, così ci siamo trasferiti prima a Venaria (perché qui non avevamo trovato casa), poi abbiamo trovato un alloggio nel Vicolo Parrocchiale e siamo venuti qui.

Ha lavorato a Borgaro?

Sì, il mio primo lavoro è stato alla Macchiorlatti, dal 1956 al 1958.
Nel 1958 sono andato alla Cartiera Bonino in Via Stroppiana.
Nel 1960 ho iniziato a lavorare da Audasso – Porte e finestre. Nel 1963 sono rientrato da Audasso dopo aver fatto il Servizio Militare a Pinerolo, ci ho lavorato per pochissimo e in seguito sono andato alla Michelin dal 1963 al 1969. Dal 1969 al 1986 ho lavorato al Comune di Borgaro come operaio. Infine ho partecipato al concorso per diventare vigile e ho svolto questo lavoro fino al 1991.

Come si giocava a Borgaro?

Come ricorda Borgaro? Cosa ricorda della “città satellite”?

Quando siamo arrivati, Borgaro aveva circa 1300 abitanti.
Dal municipio in avanti (fino a Cascina Nuova) c’erano solo campi.

Quando siamo arrivati qui, inizialmente non abbiamo trovato casa a Borgaro. Abbiamo poi trovato un alloggio nel Vicolo Parrocchiale, dove c’erano la Macelleria Fornas, la tabaccheria di Mattiotto, la Società Operaia (che aveva un bar ed un negozio di alimentari) e di fronte la latteria e gelateria Bosio. Superata via Roma c’erano l’edicola e alimentari delle sorelle Saccona, la macelleria Sciutto – dove oggi c’è il bar con il dehors – ed infine l’alimentari Grasso Nello all’angolo di fronte al Municipio. Continuando per via Costituente c’erano degli appartamenti.
Verso la metà degli anni ’60 hanno iniziato a costruire il quartiere “Romagna Mia” e il palazzo dove abito è stato chiamato “La sorgente” perché ha ricevuto contributi particolari. Infatti, avevamo fondato una società (chiamata appunto La sorgente) con lo scopo di costruire case a basso costo.
L’Ingegnere Paolo Borello ci fece il progetto del palazzo gratuitamente.

Successivamente abbiamo chiesto un contributo rimborsabile nel tempo  alla CRT- Cassa di Risparmio di Torino in cui era direttrice l’onorevole Savio.
Quando mi sono sposato nel 1964 abitavo in Via Caselle e ricordo che dal balcone, guardando verso Piazza Europa, vedevo l’autopista e le giostre.
Dalla primavera fino all’autunno, le mucche circolavano per le strade ed io e un altro collega avevamo il compito di lavare le strade la sera con l’idrante da via Caselle fino a Via Perotti, mettendo delle tavole per far attraversare la gente a piedi.

Ricordo che c’erano tante cascine, quella davanti alla tabaccheria Mattiotto, quella in Via Roma e quella in Via Settimo. La zona dietro la Coop e la zona delle Canavere (la parte vicino alla ferrovia) sono state costruite tra fine anni ’90 e 2000.

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